Di seguito pubblichiamo le parole di saluto e di augurio rivolte dal Presidente della Fondazione Dr. Not. Mario Marinella, al pubblico intervenuto al Concerto di Natale:

“Buonasera.
La Fondazione anche quest’anno vuole condividere con tutti voi il tradizionale momento di gioia costituito dal concerto di Natale in questa bellissima chiesa di San Domenico. Ringrazio tutte le autorità religiose, civili e militari presenti. Ringrazio Alice, compositrice ed interprete tra le più raffinate, eleganti e sensibili del panorama canoro italiano, per aver accettato di condividere con noi questo momento di festa. Un grazie sincero vorrei rivolgere a Francesca, Rita, Elisa, Federico ed Andrea, il cui apporto organizzativo, unito a quello di Paolo Tognocchi, è stato fondamentale per la riuscita di questo evento.

Intonare quest’anno il “Te Deum”, che solitamente viene recitato in cerimonie di gioia e di solennità, vi potrà sembrare fuori luogo, ma non deve essere così. Proviamo a recitarlo insieme con Giobbe, figura biblica che impersona uno sceicco orientale, ricco e profondamente religioso, circondato da una famiglia felice, sul quale si abbatte la bufera di una serie impressionante di sciagure: viene privato dei suoi beni, dei suoi figli e colpito nella sua carne da un’infezione che lo costringe a grattarsi le piaghe con un coccio. Non voglio riflettere con voi né sull’ineluttabilità del disegno divino, né sulla edulcorata conclusione del libro biblico, che vede restituire a Giobbe tutti i beni che aveva prima, per di più raddoppiati, bensì su di un aspetto minore, che viene spesso letto in chiave negativa e che io vorrei leggere con voi in chiave positiva, elevando per questo il nostro “Te Deum” e, per questa volta, formulando un augurio alla nostra Fondazione. Gli amici che vanno a consolare Giobbe caduto in disgrazia, in realtà diventano i suoi accusatori: cercano di convincerlo che, se è così punito, certamente è a causa dei suoi peccati perché il bene e il male sono distribuiti secondo i meriti o i demeriti. La moglie di Giobbe, poi, davanti al marito colpito da una «piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo» con ironia gli grida: «Rimani ancora saldo nella tua integrità? Maledici Dio e poi crepa!». Le prove, le difficoltà, nel libro di Giobbe, non hanno unito ma hanno diviso, hanno lasciato il passo all’etica retribuzionista, alle accuse, alle recriminazioni, alle lamentele e persino al disprezzo. Te deum laudamus, questo non è accaduto alla nostra Fondazione, che ha affrontato con unità, dignità e compattezza questi due anni terribili oltre che la perdita di gran parte del suo patrimonio, senza accusare divisioni o defezioni, esclusa la diaspora di pochi storici emungitori professionali di cariche, incarichi e prebende. Un augurio, quest’anno, voglio rivolgerlo alla nostra Fondazione: che possa affrontare unita il nuovo percorso che le si pone davanti, che possa recuperare tutte le forze sane del nostro territorio, che possa privilegiare il senso di inclusione, che possa trovare sulla sua strada meno persone perennemente ossequiose e più amici che facciano notare limiti ed errori, che possa iniziare un nuovo cammino, meno prospero economicamente ma più vicino ai bisogni di prossimità. A breve verrà formalizzato l’ingresso dei nuovi amministratori e di Crédit Agricole Cariparma quale nuovo socio di maggioranza della Cassa di Risparmio di San Miniato, l’augurio che rivolgo loro (che è anche la nostra speranza) è quello di non dissipare i valori maturati dalla Cassa di Risparmio di San Miniato in quasi duecento anni di storia e di non tagliare i legami con il nostro territorio nella consapevolezza che una sana imprenditorialità bancaria ha sì bisogno di apporti di capitali finanziari e know-how ma, ancor prima, di virtù e di sensibilità nei riguardi dei territori nei quali opera. Agli amministratori della Cassa che tra qualche giorno porteranno a termine il loro mandato, al direttore generale, a tutti i dirigenti ed a tutto il personale della Cassa, che nei due anni trascorsi sono stati costretti a navigare in un mare in tempesta, auguro per il prossimo anno un po’ più di serenità. Cari soci ed amici della Fondazione, cari azionisti della Cassa, questo Santo Natale ci porti tanto equilibrio nel giudicare, ci insegni a distinguere l’oceano dalla schiuma prodotta dai marosi; la schiuma è sempre turbolenta, agitata, furiosa ma non è l’oceano con la sua imperscrutabile profondità; ricordiamoci sempre che a valutare le responsabilità e gli accadimenti della vita è la storia ed ancor prima le nostre coscienze e non la cronaca, che spesso non ragiona, non valuta con il dovuto distacco la portata degli eventi ed alcune volte falsamente associa i fatti, le idee ed i concetti.

Consentitemi, infine, con le parole profetiche di don Primo Mazzolari, di rivolgere un pensiero alle persone che hanno perso tutto ed a tutti coloro che nella nostra cara Europa hanno chiuso o pensano di chiudere i loro cuori o le loro frontiere all’accoglienza dell’altro: “Davanti all’uomo, solo chi sta bene ha diritto di far sentire la propria voce. Solo chi sta bene ha dei diritti davanti all’uomo. Ma davanti al presepe è qualcuno solo chi ha niente. Gli può soltanto parlare chi ha niente. Se uno fa gli affari su quelli che muoiono in trincea o in mare, non ha diritto di parlare.Se uno non ha cuore per chi ha perduto la casa, la patria, la chiesa …non ha diritto di parlare. Se uno non ha fame e sete di giustizia per tuti i depredati, per tutti gli oppressi, non ha diritto di parlare.” Auguriamoci a vicenda che questo Santo Natale ci aiuti ad “essere qualcuno” davanti al presepe e che il 2018 ci rafforzi nei sentimenti di solidarietà in modo da “poter parlare” sempre davanti al presepe. Buon Natale e buon 2018 a voi ed alle vostre famiglie”